sabato 12 dicembre 2020

Gli scrittori affermati sono come i genitori: dimenticano di essere stati bambini (o esordienti)

 Qualche giorno fa mi sono imbattuta nel post di una persona, un professionista, che diceva più o meno: "Sono stanco della gente che invia il proprio manoscritto all'editore senza curarsi della forma, dei refusi, degli errori. Se volete inviare il vostro libro, e sperare che questo venga preso in considerazione, dovreste presentare un manoscritto privo di errori."

Il che, lo sappiamo tutti, è praticamente impossibile. Specialmente se si parla con persone che sanno cosa voglia dire errore, ma non sanno cosa significhi refuso (e non per gravi carenze linguistiche, ma perché il termine "refuso" è largamente utilizzato nel linguaggio editoriale, ma ben poco conosciuto al di fuori di esso.)

Partiamo con il dire una cosa: è vero, vedere sempre gli stessi errori è snervante. Ancor più lo è notare come lo scrittore (o aspirante tale) non si sia preso la briga di controllare anche le più piccole cose che noi, addetti ai lavori, reputiamo scontate se non "stupide". Ricordate l'articolo scorso, in cui citavo la È, i puntini di sospensione, i dialoghi segnalati male e via discorrendo?

Ecco.

Il problema serio però è un altro e ha due facce: la scarsa pazienza di chi vede gli errori (e non parlo degli editori), e la completa ignoranza (e non sempre per loro demeriti) di chi li commette.

L'arroganza, in entrambi i casi, è l'ostacolo maggiore, e a volte risulta insormontabile. 

Se è vero che gli scrittori un po' più esperti hanno il brutto vizio di puntare il dito e notare tutto ciò che di sbagliato compie il prossimo (è una cosa con cui vi troverete faccia a faccia ben presto, se deciderete di intraprendere il cammino della scrittura) perché divorati da dinamiche che spiegheremo più avanti (molto più avanti), l'esordiente si sente forte delle proprie competenze.

Che quasi sempre non ha.

L'editor, in tutto questo, è un occhio sospeso che osserva e tace, che parla se interpellato, ma che davanti ai soliti errori scrolla le spalle e lavora. 

Perché un editor serio e valido non giudica, ma interviene, spiega e smussa. Una volta. Al massimo due o tre, se è dotato di grande pazienza. Poi però passa alla falce o a un aut aut. Perché è vero che ci deve essere comprensione da una parte, ma anche voglia di imparare e desiderio di crescere dall'altra. E l'obiettività di avere a che fare non con un "pari, ma con una persona con maggiore esperienza che è lì per aiutare e non per giustificare il proprio lavoro. 

Insomma: se ti spiego una volta le cose e tu dici che hai capito, la seconda mi aspetto che tu metta in pratica ciò che hai imparato o che almeno mi dia prova di averci provato. Rispondere in maniera arrogante, magari creando problemi sullo spostamento di una virgola o di una parola, utilizzando peraltro un tono autoritario e poco rispettoso, è la strada giusta per una rispostaccia che spesso si tramuta in un addio. 


Detto questo, è vero che una volta appresi i primi rudimenti del mestiere si tende a dimenticare cosa voglia dire essere dei completi "esordienti", ovvero non sapere cosa sia una cartella editoriale; dove si possa controllare il numero di battute, spazi o meno inclusi; quali siano le norme da seguire per inviare un manoscritto; se sia necessario impaginare o no il testo; se si possano inserire delle immagini all'interno dell'opera; se sia necessario cercare una copertina (perché non si sa che tutti, nel mondo editoriale, le chiamano cover e non foderine).

Una volta dimenticate determinate dinamiche accade un fatto abbastanza increscioso per chi osserva (non dimentichiamo che tra queste persone ci sono quasi sempre lettori): si tende ad attaccare, a giudicare, a puntare il dito, a sbeffeggiare.

È davvero brutto. Perché nessuno diventa scrittore conoscendo già tutto, anche a seguito di milioni di corsi di scrittura creativa o affini.

Se non si finisce mai di studiare, non si finisce mai di imparare.

Cosa possiamo fare per contrastare questo tipo di persone?

Essere sinceri, sempre, e non aver paura di sbagliare o di chiedere.

Chiedere, soprattutto, è quello che ci salva da qualsiasi problema. 

Togliamoci dalla testa la mania di dover fare finta di sapere sempre tutto: è controproducente e non serve a niente. 

Uno dei primi strumenti per l'autore, a qualsiasi livello, è la curiosità. Anche per scrivere "ciao". Sembra un consiglio scontato, idiota, neanche da "menzionare", eppure...

Eppure non sapete quante parole a caso trovi nei manoscritti anche di persone "navigate"; quante imprecisioni nei post social di persone "che hanno studiato" ravvisi; quante inesattezze siano presenti addirittura nei siti che si propongono di aiutare l'autore a emergere/scrivere/imparare.

La curiosità è fondamentale. Chiedere quando non si è sicuri di qualcosa è fondamentale. Cercare informazioni valide da fonti attendibili (che non sono Wikipedia) è fondamentale.

Nel corso delle settimane cercherò di toccare uno per uno tutti gli argomenti più importanti, ma se vi trovate proprio ora a dover affrontare il grande salto nel vuoto che è la scrittura del romanzo, l'invio del manoscritto o qualsiasi altra cosa riguardi il sogno di vedere il vostro libro realizzato (non permettete mai a nessuno di sminuirlo, men che meno agli autori disincantati che cercheranno di farvi desistere) allora andate su Facebook e cercate i gruppi di lettura o di scrittura.

Immettendo nel motore di ricerca parole come "libri"; "book"; "lettura"; "scrittura"; "recensioni", troverete decine e decine di realtà diverse, ognuna delle quali potrebbe fare al caso vostro. Condividere la passione per questo mondo, intanto, e trovare persone nella stessa situazione in cui vi trovate voi può essere uno stimolo enorme per non abbattersi, per trovare risposte che vi generano ansia, per unire le forza con altri e creare una vostra realtà altrettanto valida.

Soprattutto, entrerete nel vivo dell'universo editoriale, imbattendovi in parole che forse adesso ignorate.

Cos'è un beta reader? Cos'è un give away? Cos'è un review party? E un blog tour?

Curiosità, ragazzi: sarà vitale per le vostre storie e per fare in modo che esse riescano a circolare tra i lettori.

Senza farvi prendere in giro da nessuno.

Ah, ovviamente potete chiedere anche a me, oppure raccontarmi la vostra esperienza, commentando questo articolo oppure cercandomi nei canali social.

Alla prossima!

Photo by Green Chameleon on Unsplash



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